Meno di due mesi fa non si parlava d’altro che del giro di vite normativo sui cosiddetti “affitti brevi” con noi imprenditori del settore impegnati a far capire ad Istituzioni e media (non tutti fortunatamente!) quanto non sia vero che gli appartamenti dedicati a questo mercato, popolato finora da viaggiatori, turisti, lavoratori in trasferta e studenti, siano la causa della cosiddetta emergenza abitativa ai danni di giovani coppie e famiglie in generale.

Poi è arrivato il Covid che ha messo in ginocchio l’intero Paese e anche il turismo, compreso l’extra alberghiero, con l’azzeramento totale delle prenotazioni: solo per il bimestre marzo-aprile in Lombardia avevamo stimato una perdita di 43 milioni. Oggi sappiamo che i numeri sono peggiori di quanto potessimo immaginare.

Il comparto turismo del resto era già azzoppato da mali vecchi e nuovi: scarsi collegamenti, infrastrutture obsolete e trasporti cari, insufficienza e inadeguatezza della nostra capacità ricettiva, nanismo imprenditoriale, incapacità di fare sistema tra imprese, Regioni e Stato centrale, scarsa educazione manageriale.

L’extra alberghiero, poi, paga lo scotto di essere una categoria d’impresa ancora considerata troppe volte figlia di un dio minore. Ho espresso io stesso al Governo, in prima persona e a nome delle principali aziende italiane, le nostre richieste per essere supportati. Con il DL Cura però ci siamo accorti che, pur essendo noi e tanti altri senza dubbio “imprese turistico ricettive” (categoria menzionata nel decreto), siamo stati di fatto ignorati. Perchè? I property manager agiscono con codici Ateco molteplici (non ne hanno uno loro, non ne sono degni!) che l’INPS non ha incluso tra la platea dei beneficiari. Quindi abbiamo dovuto pagare. Evviva la burocrazia!

A nulla sono valsi anche i tentativi di interlocuzione da parte di diverse Associazioni del settore, almeno ad oggi. Eppure siamo aziende come le altre, assumiamo a tempo indeterminato, versiamo i contributi e rispettiamo le leggi. Il DL Liquidità ha poi incluso, per estensione e non per riconoscimento, anche i property manager. Ma la cassa è andata.

Cosa fare dunque, piangersi addosso o aspettare Godot? No, rimboccarsi le maniche e salvare il nostro lavoro, la nostra impresa, i nostri dipendenti e contribuire, perché no?, a salvare il nostro Paese. Ecco allora un sintetico decalogo di azioni per resistere in attesa di tempi migliori e pianificare la ripartenza!

 

Mettere i conti in sicurezza

La prima cosa è aprire il proprio estratto conto, scrivere su un foglio excel il saldo e tenere monitorata la liquidità in modo ossessivo-compulsivo. Bisogna prendere il proprio bilancio dell’anno precedente, analizzare i capitoli di spesa e identificare tutte le voci che si possono sospendere legittimamente, i contratti che si possono rescindere, quelli che si possono dilazionare. Bisogna salvaguardare la cassa per allungare la vita residua dell’azienda in assenza di ricavi. Il personale è tipicamente la voce di costo fisso più importante, per questo sarebbe stato importante avere, da subito, l’agevolazione sui contributi. Il DL Cura Italia ha potenziato il FIS, Fondo Integrativo Salariale, strumento equivalente alla cassa integrazione che consente di far pagare all’INPS il personale ed evitare di dover licenziare (anche perché lo stesso DL Cura Italia lo vieta). È necessario fare un’analisi di cosa si è bravi a fare veramente e salvaguardare tutte le voci di spesa che supportano le nostre vere competenze. Tutto il resto deve essere sacrificato.

 

Le aziende sono fatte di persone

Se si ha un Team è necessario tenere strette le persone che lo compongono. Le aziende sono fatte di persone e nei momenti difficili è bene farle sentire parte di qualcosa che appartiene anche a loro. Proprio perché costretti a casa, è fondamentale riuscire a creare ingaggio su qualcosa di pratico che servirà al momento della ripresa. Ad esempio curare i propri annunci sui portali online, studiare vecchi e nuovi software, migliorare la propria reportistica, ordinare i drive: tutto ciò che non si ha il tempo di fare normalmente va fatto ora. Questo è il momento dell’ordine. Le crisi si affrontano unendo la disciplina del breve con la vision del lungo periodo.

 

Proprietari, i nostri alleati

È importante per i property manager coltivare i rapporti con i proprietari che hanno affidato loro gli appartamenti. Non sappiamo esattamente quanto manchi al momento in cui il mercato ripartirà e bisogna che vengano relazionati costantemente su tutto ciò che ha messo in campo l’azienda a cui hanno dato in gestione i loro immobili.

In tanti sono convinti che il tradizionale 4+4 strapperà molto prodotto al mondo delle locazioni brevi. Quello che si sta però già sperimentando da quando è esplosa l’emergenza è un’impennata di insoluti nel mondo degli affitti lunghi… E c’è solo una cosa peggiore del non avere redditi: dover pagare tasse su redditi che non si percepiscono e avvocati per trattare controversie cui si viene costretti. E poi c’è il disagio di non poter disporre del proprio bene per lungo tempo…

 

E le banche?

È possibile, già con il DL Cura Italia, ottenere la moratoria dei finanziamenti in essere. Con il DL Liquidità dell’8 aprile 2020, inoltre, sono state introdotte nuove agevolazioni nell’accesso al credito. Garanzie dello Stato e dei consorzi. Approfittatene e in fretta, visto che le banche sono già subissate di richieste.

 
Fare rete

Oggi più che mai è importante fare rete e confrontarsi con colleghi e operatori così come con quanti forniscono servizi che possono costare meno di attività gestite internamente. Rivedere il software utilizzato, parlare con le imprese di pulizia che stanno elaborando strategie di cleaning contro il Covid indispensabili alla ripresa e analizzare, anche grazie a consulenze esterne, se il proprio business model sopravviverà agli inevitabili cambiamenti del settore, sono alcune delle cose che andrebbero fatte in questa fase di stasi (solo apparente).

 

Mettere se stessi al servizio di chi ne ha più bisogno

Dedicarsi alla community. Farlo per sentirsi utili e impiegare le proprie risorse a servizio di chi sta fronteggiando il virus: è questo il momento di farlo. Per esempio insieme ad altri grandi player del settore tra cui Altido, Halldis, Sweetguest e Wonderful Italy abbiamo creato il progetto di solidarietà #stateacasanostra, e come Italianway abbiamo messo a disposizione di medici e infermieri oltre 120 appartamenti per consentire loro di riposarsi in piena sicurezza tra un turno e l’altro senza il pensiero di poter contagiare le proprie famiglie. E sempre come Italianway abbiamo lanciato l’Unità di Crisi, un’altra iniziativa di solidarietà questa volta rivolta alle aziende e agli imprenditori che fanno il nostro stesso mestiere e stanno attraversando un periodo di grande difficoltà;

finora abbiamo supportato con consulenze personalizzate rispetto a loro richieste specifiche oltre 150 imprenditori che stiamo affiancando anche con webinair e contenuti formativi di valore. Se ne volete sapere di più qui trovate qualche info.

 

Social distancing anche nel turismo

Come cambierà il settore? Presto per dirlo, ma sicuramente faremo nostro il concetto di social distancing per un lungo periodo: non andremo in luoghi affollati e non viaggeremo all’estero così come dobbiamo aspettarci anche un ridottissimo flusso di stranieri in Italia per molti mesi. Quindi turismo locale, vicino, esigente da un punto di vista di spazi e di standard di sanificazioni e pulizie. Dovremo essere in grado di attirare queste nuove e mutate esigenze in un contesto di alta concorrenza.

 

Formazione sinonimo di Professionalità

Non ci sarà più spazio per l’improvvisazione. Bisognerà imparare ad affidarsi ai migliori, ciascuno nel proprio campo in modo da ottimizzare le proprie performance. Che vuol dire avere capacità di attrazione dei proprietari, di home staging, di scelta di modelli di business sostenibili, di gestione ottimale dell’esperienza ospite. Professionalità fa il pari con Formazione. E questo è un eccellente periodo per partecipare a corsi online, spesso gratuiti, nelle discipline in cui siamo carenti. Non perdiamo questa occasione.

 

Automation sì ma con human touch

Automazione è da sempre un concetto ricorrente nel mondo extra alberghiero. Ancora maggiore lo sarà in futuro. Automation non vuol dire fare ricorso solo al software, ma anche e soprattutto avere processi e competenze sottostanti che fanno risparmiare tempo a noi e soprattutto agli ospiti, senza dimenticare che il viaggiatore, alla fine, cerca sempre lo human touch! Quindi automation sì, ma senza esagerare.

 

Fiducia come valore chiave

Fiducia è il valore chiave del nostro agire. La credibilità si costruisce nel tempo e si tradisce in un attimo. Costruire relazioni basate sulla fiducia vuol dire fare sempre del proprio meglio pensando a cosa la nostra controparte desidera, che sia un cliente o un fornitore, un amico o una persona antipatica. Se c’è un conflitto di interesse, costruire una relazione basata sulla fiducia vuol dire trovare una mediazione. Ci sono circostanze in cui aver fatto il proprio meglio vuol dire lasciare tutti scontenti, basta spiegarlo.

Ci vorrà tempo perché il settore si riprenda; solo costruendo sane relazioni ne usciremo più forti.

28 Aprile 2020

Autore:

MARCO CELANI

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