In questi giorni il governo sta lavorando al Collegato alla Finanziaria che rivedrà la normativa sul turismo portando alcune modifiche, probabilmente in senso restrittivo rispetto alla possibilità di promuovere case mediante i portali online.

Sono molti i “nemici” dei cosiddetti affitti brevi, gli Airbnb, così chiamati con valenza negativa da parte della stampa e dell’opinione pubblica. La percezione è che si stia inscenando un processo a un settore ancora giovane, che sta cercando di strutturarsi e di professionalizzarsi. Mettere una casa online non richiede particolari barriere all’ingresso, e questo ha fatto sì che, soprattutto nelle città più turistiche, in molti si siano improvvisati imprenditori del turismo. Certo, le regole regionali, incerte, frammentarie, orfane di precisi controlli facilitano il sommerso e consentono ad operatori faciloni di vendere notti a tariffe che non remunerano il capitale e nemmeno il lavoro, arrecando danno ai colleghi seri e professionali e agli albergatori.

1 Febbraio 2020 di Marco Celani

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